Scoperta causa disturbi neurocognitivi associati al virus

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Scoperto il meccanismo alla base dell’insorgenza dei Disturbi neurocognitivi associati all’Hiv (Hand), un problema che causa disorientamento cognitivo, lieve o grave, nelle persone affette dall’Hiv.

Un gruppo di ricercatori della San Diego School of Medicine della University of California ha fatto luce su un problema tanto insidioso quanto sottovalutato e ha trovato una possibile via per combatterlo. Mentre infatti le terapie antiretrovirali sono riuscite a migliorare la vita delle persone sieropositive, poco o nulla e’ stato fatto contro l’Hand.

I risultati del nuovo studio, pubblicati sul Journal of Neuroscience, aprono la strada allo sviluppo di nuove terapie per bloccare o ridurre il declino cognitivo a causa di Hand. I ricercatori hanno concentrato l’attenzione sul ruolo della proteina Tat nell’Hiv nel processo di “smaltimento” nei neuroni, chiamato autofagia.

“I neuroni producono un sacco di proteine come parte delle loro funzioni normali – ha spiegato Eliezer Masliah, che ha coordinato lo studio – e alcune di esse sono danneggiate e hanno bisogno di essere eliminate. L’autofagia agisce come un tritarifiuti e rimuove e distrugge le proteine danneggiate”. I ricercatori hanno pero’ scoperto che nei pazienti con l’Hiv la proteina Tat “dirotta” il processo di smaltimento, interrompendolo e quindi causando l’accumulo di proteine danneggiate e la morte dei neuroni.

I ricercatori sono riusciti a promuovere l’autofagia utilizzando la rapamicina, un farmaco anti-cancro, su test condotti sui topi. Gli esperimenti hanno prodotto risultati positivi. “Abbiamo scoperto che la rapamicina ha ridotto l’incidenza della neurodegenerazione nei topi e nei modelli cellulari”, hanno concluso i ricercatori.

FONTE: agi.it

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See us : ogni donna ha diritto a un’assistenza di qualità

donne donna

See us è una campagna globale di sensibilizzazione incentrata su come aiutare le donne che vivono con l’HIV ad affrontare le varie sfide.

La campagna si propone di contribuire ad abbattere le barriere, migliorare l’assistenza e il sostegno, e, in ultima analisi, incoraggiare le donne che vivono con l’HIV a creare una comunità coesa e sostenere le proprie esigenze attraverso il miglioramento del dialogo con gli operatori sanitari.

E’ una collaborazione tra l’ International Association of Providers of AIDS Care (IAPAC) e un comitato direttivo di esperti che comprende donne che vivono con HIV, il  National AIDS Manual (NAM) e la comunità medica in Argentina, Canada, Italia, Nigeria, Polonia, Romania, Russia, Regno Unito e Stati Uniti.

See us è stato reso possibile grazie al contributo fornito da AbbVie.

La campagna mette a disposizione un sito web dal quale sono scaricabili strumenti utili in 7 lingue(italiano compreso).

Le donne che vivono con l’HIV hanno esigenze specifiche e la loro cura interesserà tutte le fasi della vita. E ‘estremamente importante quindi che il trattamento sia adeguato alle esigenze individuali.

A volte, alcune considerazioni importanti per le donne che vivono con l’HIV possono  essere trascurate – fasi della vita (adolescenza, età fertile, menopausa e oltre ), altre condizioni mediche e patologie,  supporto emotivo e sostegno sociale.

Perchè ogni donna ha il diritto a cure di qualità

Fonte:

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La persona con dipendenza patologica da lungo tempo

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dipendenza patologicaIl Sert di Cesena dell’Azienda USL della Romagna, organizza tre seminari relativi a tre aspetti particolari del problema dipendenze.

I seminari si svolgeranno nelle date del 29 gennaio, 12 e 26 febbraio e tratteranno rispettivamente di: “Bisogni ed aspettative della persona con dipendenza patologica da lungo tempo (old users). Quali risposte“; “Comorbilità psichiatriche ed abuso di sostanze”; “Gestione correlata ospedale – territorio dell’acuzie alcol correlate”.

Il primo di questi seminari che si è svolto alcuni giorni fa, riguarda da vicino le persone con dipendenza patologica e con infezione da HIV e/o HCV.

Il Sert di Cesena ha in carico 126 persone ‘old users'(più di 20 anni di tossicodipendenza) dei quali 102 con HCV e 15 con Hiv.
Per poter seguire meglio questi pazienti è necessario capirne i bisogni e le possibilità di inserimento sociale.
Il 39% di queste persone non ha fissa dimora, il 42% vive ancora con i genitori e i restanti vivono  soli. Il 33 per cento è disoccupato.
Secondo il vice-presidente del Gruppo Abele Leopoldo Grosso, tra i relatori del seminario, è proprio la perdita di autonomia a favorire la conflittualità nei rapporti familiari che talvolta porta a conseguenze legali e penali di rilievo.

Tra gli interventi suggeriti dal Dirigente dei Servizi Sociali, c’è l’inserimento in strutture residenziali protette come primo passo di un percorso più ampio verso il riscatto sociale, l’opportunità di fare e mantenere vicinanza relazionale tramite le unità di strada (circa 60 sono gli attuali operatori) e il dormitorio pubblico che continua ad essere un importante riferimento.
Inoltre si cercherà di costruire percorsi adattabili a misura di paziente per coloro che vorranno sfruttare opportunità attive di impiego , grazie all’apertura delle posizioni Inail a sostegno di ciò.

L’integrazione dei servizi socio-sanitari, delle istituzioni e delle associazioni locali anche in questo caso sarà determinante.

Per la lista dei seminari clicca qui

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Salute e migrazione: nuovi scenari internazionali e nazionali

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salute e migrazione

Il 17 febbraio si svolgerà il XIII Convegno dell’Italian National Focal Point – Infectious Diseases and Migrant, Network nazionale di esperti sulla salute delle popolazioni migranti, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.

L’evento focalizzerà l’attenzione su “ Salute e migrazione : nuovi scenari internazionali e nazionali” e sarà strutturato in due parti:

  • la sessione della mattina affronterà il tema dell’influenza della crisi economica nel processo di tutela della salute della popolazione migrante,
  • la sessione pomeridiana focalizzerà l’attenzione sulle malattie emergenti e riemergenti, l’impatto delle quali risulta più critico nel caso di fasce di popolazione fragili, come ad esempio i migranti.

Gli organizzatori del Convegno, intendono aprire un dibattito tra la stretta interazione degli aspetti economici, politici e socio-culturali e la necessità di garantire a tutti gli individui il diritto alla salute, in un momento storico nel quale agenti patogeni nuovi, o che si pensava fossero stati sconfitti minacciano la salute del singolo e della comunità di appartenenza.

Fonte: Uniticontrolaids – ISS

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Hiv in età pediatrica, la Commissione europea approva etravirina e darunavir

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Arrivano due importanti novità nel trattamento dei bambini sieropositivi. La Commissione europea ha approvato un’estensione dell’indicazione di etravirina per i bambini pretrattati, con un’età compresa tra i 6 e i 17 anni, in associazione ad un inibitore della proteasi potenziato e ad altri antiretrovirali. Inoltre, è stata resa disponibile la formulazione in sospensione orale di darunavir, per facilitare la somministrazione ai bambini e a chi avesse problemi di deglutizione. A dare l’annuncio è l’azienda farmaceutica Janseen.

Terapia antiretrovirale: meglio ritardare piuttosto che sospendere.

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Notizia tradotta da Aidsmap

Meglio ritardare l’inizio della terapia piuttosto che iniziarla precocemente e poi interromperla.

Uno studio francese che ha esaminato il tempo trascorso con viremia rilevabile dal momento dell’infezione ha scoperto che, contrariamente alle aspettative dei ricercatori, coloro che iniziano la terapia subito dopo l’infezione e poi la interrompono non hanno alcun vantaggio rispetto a rinviare il trattamento fino al momento giusto. Solo coloro che iniziano una terapia precoce e la continuano mostrano un vantaggio significativo in termini di recupero immunitario.

Lo studio ha anche riscontrato che, mentre la maggior parte delle persone in ART raggiunge una conta CD4 quasi normale, solo coloro che hanno iniziato il trattamento subito dopo l’infezione e lo hanno continuato, mantenendo una viremia non rilevabile, hanno ottenuto un rapporto CD4/CD8 simile a quello di una persona senza HIV.
Questo studio quindi smentisce un’ipotesi.
Precedenti studi avevano infatti suggerito che l’inizio precoce della terapia, appena possibile dopo l’infezione, offriva il vantaggio di poterla poi interrompere per un certo numero di anni, continuando ad avere vantaggi permanenti in termini di recupero immunitario. Vantaggi maggiori rispetto a quelli ottenuti dalle persone che la iniziavano più tardi.
Invece questo studio dimostra che, anche se è possibile iniziare la terapia subito dopo l’infezione e poi interromperla, riprendendo prima che la conta CD4 scenda sotto i livelli di soglia, ciò non offre alcun reale vantaggio.
Il vantaggio in recupero immunitario c’è soltanto se la terapia precoce non viene interrotta.

Leggi lo studio in lingua originale

Traduzione e adattamento a cura di Poloinformativohiv
La copia e diffusione di tale testo è possibile citando, per cortesia, la fonte della traduzione

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Secondo Roberto Gallo è possibile trovare un vaccino

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Intervenendo ai lavori del meeting dell’Istituto Nazionale Tumori CRO di Aviano, Robert Gallo, direttore dell’Institute of Human Virology alla University of Maryland School of Medicine di Baltimora, co-scopritore del retrovirus HIV, ha spiegato di avere identificato assieme ai suoi collaboratori nuove modalità per superare punti critici che consentirebbero di sviluppare un vaccino contro l’HIV più efficace di quelli sino a oggi disponibili. Che, sempre secondo Gallo, che in premessa si è soffermato sul rapporto storico tra virus e tumori virus-correlati, avrebbero dimostrato di non essere protettivi in maniera adeguata. «La ricerca – ha detto – non può basarsi sui percorsi tradizionali che ci hanno consentito di fare importanti scoperte perché questo non è un virus ma un retrovirus, le cui differenze rispetto al primo sono importanti».

Gallo, nella genesi storica della lotta all’Aids e più in generale del rapporto tra virus e tumori, ha detto che fino alla metà degli anni Ottanta era opinione condivisa dalla comunità scientifica che non vi fosse alcun rapporto di causa effetto tra le due cose, fatto che venne smentito dall’epidemiologia soltanto qualche anno dopo quando almeno il 20% delle neoplasie era riconducibile ai virus. Riportando di un suo incontro con Albert Sabin di una trentina di anni fa circa, il professore statunitense ha detto che il collega si sbilanciò spiegando che a suo dire un vaccino contro l’Aids non era fattibile. «Fino a oggi ha avuto ragione lui».

Gallo ha poi parlato del GVN – Global Virus Network, struttura di eccellenza a livello mondiale da lui fondata, focalizzando l’attenzione sulle pandemie per le quali vi è in questo momento una concreta minaccia di formazione di focolai: Influenza, SARS, MERS, Ebola, Dengue, Norovirus, Chikungunya, HIV e diversi virus relative alle encefaliti.

Quanto a Ebola ha escluso che possa propagarsi anche in Europa spiegando che il vaccino esiste. La risoluzione del problema nei Paesi del Terzo Mondo – ha concluso – è solo di natura clinico-infrastrutturale oltre che, ovviamente, economica.

 

FONTE: ecodibergamo.it

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Scholarship community per ICAR 2015

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  SchoICAR - Scholarship community larship community
Modulo per la richiesta di una scholarship per la partecipazione alla Conferenza ICAR 2015

Riservato ad Associazioni di pazienti e/o Associazioni delle Comunità colpite da HIV/AIDS e Epatiti

Sarà possibile, per un numero limitato di persone della Community appartenenti ad associazioni di pazienti e/o associazioni di comunità colpite dall’infezione da HIV/AIDS e Epatiti, avere diritto ad una scholarship per la partecipazione alla conferenza ICAR 2015.

Che cos’è una scholarship? E’ una forma di aiuto “concreto” per la partecipazione ai lavori della conferenza e elle iniziative collegate. In particolare, si darà la possibilità ai vincitori di avere viaggio (per coloro che non sono di Riccione), vitto e alloggio pagato. L’iscrizione alla conferenza invece è già gratuita per i membri della Community. Allo scopo, è chiesto di compilare in tutte le sue parti (pena la non ammissibilità della domanda) i form che trovate a questo link.

E’ importante che chi compila il modulo (e dunque fa richiesta di scholarship) sia a conoscenza delle seguenti informazioni:

  • Ai vincitori delle scholarship è richiesto di partecipare, ai lavori di tutta la conferenza, incluse le sessioni pre-congressuali in programma domenica 17 maggio dalle ore 14.30-16.30. In conseguenza, i biglietti che saranno emessi per raggiungere la sede congressuale implicheranno il raggiungimento della stessa entro le 14.30 della domenica e, per il ritorno, dopo le 16,30 di Martedì 19 Maggio 2015). I biglietti emessi saranno in classe economica e non rimborsabili. Eventuali variazioni, fatto salvo gravi motivi di salute, non saranno consentite. Non è prevista l’emissione dei titoli di viaggio per coloro che sono di Riccione. Per i trasporti all’interno della città verso la sede congressuale, si farà riferimento alla policy generale della conferenza per i partecipanti.
  • Per coloro che sottometteranno un abstract alla conferenza (in particolare, ma non esaustivamente, per le macro categorie “Epidemiology of HIV, HBV, HCV infections” e “Social and behavioural science, community aspects and community surveys” quest’ultima suddivisa in: patient related outcomes; care models: access and costs; social vulnerability; co-infection Hiv-Hcv; vaginal childbirth in women with HIV), al fine di garantirsi la possibilità di partecipare al congresso, è richiesta la compilazione della scholarship e sarà assicurata, in caso di accettazione dell’abstract, l’emissione della scholarship.
  • Si segnala la Tavola rotonda sulla PrEP in plenaria il giorno 18 maggio dalle ore 14.30 alle ore 16.00 di notevole interesse per la community di persone con HIV/Aids al fine di un dibattito nazionale sul tema.

I posti disponibili sono limitati.

Le persone interessate devono inviare la domanda di partecipazione entro il 23 MARZO 2015 (stessa deadline dell’abstract submission).

Per ulteriori informazioni ed iscrizioni accedere alla pagina

FONTE:  Poloinformativo HIV AIDS.

Sovaldi: in India costerà solo un dollaro

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Sofosbuvir

Negato il brevetto all’azienda Usa che ne vuole 1.000: sarà prodotto come generico. In Italia dopo gli accordi il prezzo per pillola si aggirerà intorno agli 800 euro.

Costerà agli indiani un dollaro a pillola invece dei 1.000 che l’azienda produttrice, l’americana Gilead, fa pagare in alcuni Paesi occidentali: parliamo del sofosbuvir, il nuovo farmaco contro l’epatite C. L’ufficio brevetti di Delhi ha appena respinto la richiesta di registrazione del medicinale, presentata dall’azienda, perché non lo ritiene sufficientemente innovativo e potrà produrlo come generico (senza pagare royalties ).

Costi esorbitanti per le nuove terapie

È un’interessante trovata per ovviare ai costi esorbitanti delle nuove terapie, insopportabili per molti sistemi sanitari e soprattutto per il Sub-continente dove l’infezione da virus dell’epatite C è diffusissima (chiamano «Killead», da kill , uccidere, la Gilead perché ostacola, con la sua politica, l’accesso ai farmaci). La guerra dei prezzi è aperta, in tutto il mondo. Negli Usa due grandi assicurazioni private hanno stretto accordi con due produttori dei nuovi medicinali, ottenendo una riduzione dei costi e diventando, di fatto, «prescrittori», al posto dei medici. In Italia il sofosbuvir ha appena avuto il via libera, l’Aifa (l’agenzia italiana del farmaco) ha negoziato sconti sulle terapie che, per accordi con l’azienda, non sono stati resi pubblici (negli Usa il prezzo di un ciclo di terapia è di 84 mila dollari, da noi si parla di cifre attorno ai 40 mila euro) e il governo ha stanziato un miliardo di euro per queste terapie.

La situazione in Italia

In Italia, dunque, il prezzo per pillola sarebbe poco inferiore ai mille dollari, attorno agli 800 euro. Si potranno così curare, in due anni, 50 mila persone, ma i candidati alla terapia sarebbero all’incirca un milione e mezzo. Se si trattassero tutti, il sistema sanitario potrebbe andare in bancarotta. E allora si sono scelte alcune categorie di malati da curare: quelli con la patologia più grave. «Secondo logica – dice Antonio Craxì, epatologo a Palermo – sarebbe meglio privilegiare pazienti con malattia meno avanzata perché possono essere guariti e uscire dal circuito dell’assistenza». Aggiunge Carlo Federico Perno, virologo di Roma: «In un sistema a risorse limitate varrebbe la pena di chiederci se non spendiamo troppo per curare chi ha prospettive di guarigione basse e investiamo troppo poco per cure, come quella per l’epatite C, che hanno percentuali di successo di oltre il 95%». I pazienti italiani, al momento, sono in attesa: sono le Regioni che devono decidere come spendere i soldi. E c’è un po’ di confusione.

Nuovi farmaci in arrivo e i prezzi caleranno

Intanto l’Ema (l’agenzia europea del farmaco) ha registrato due nuove molecole che hanno il vantaggio di essere somministrabili per bocca e non richiedere il concomitante uso di interferone (un farmaco che ha effetti collaterali importanti). È una buona notizia per due motivi: si stanno perfezionando le terapie e l’arrivo di nuovi farmaci sul mercato farà abbassare i prezzi. Ma c’è un altro modo per risparmiare: mettere a punto terapie sempre più efficaci per pazienti difficili (con trapianto, con cirrosi, con infezioni da virus dell’Aids), e ridurre i tempi di trattamento, come ribadito all’ultimo congresso dell’Associazione americana per lo studio delle malattie di fegato. «È all’orizzonte una terapia “breve” – commenta Savino Bruno, epatologo di Milano – che prevede l’associazione di tre molecole in un’unica pillola da somministrare per bocca una volta al giorno. Che funziona contro i sei tipi diversi del virus C dell’epatite (quelli che abbiamo ora a disposizione sono efficaci solo su alcuni tipi, ndr )». La storia delle cure per l’epatite C assomiglia a quella per l’Aids. Là siamo riusciti a rendere cronica la malattia, qui possiamo guarire.

FONTE: corrieredellasera.it

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Many HIV-positive people’s understanding of the law on HIV transmission is “weak and patchy”

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Many people living with HIV in England have a limited
understanding of the law which leaves them either at risk of prosecution for
HIV transmission or with an overestimation of their legal obligations,
according to a small qualitative study published online ahead of print in the Journal of Family Planning and Reproductive Health

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