L'epatite E è causata da infezione da virus HEV (famiglia Hepeviridae), virus a singola catena di RNA. La trasmissione avviene per via orofecale. Essa è più frequente nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nelle zone con scarse condizioni igieniche. L’infezione acuta decorre in maniera sintomatica. L’infezione è autolimitantesi e non da origine a forme croniche. In circa l’1% dei casi il quadro clinico assume caratteristiche di particolare gravità.

Epidemiologia: l’infezione è più frequente nei paesi in via di sviluppo. Sono aree endemiche il subcontinente indiano, l’Egitto ed alcune regioni della Cina. Epidemie occasionali sono state riscontrate anche in Africa (Africa meridionale, Chad, Tunisia, Marocco, Sudan, campi profughi in Darfur) e in sudamerica (Messico). Nei paesi sviluppati sono stati riportati casi sporadici, la maggior parte in pazienti provenienti da aree endemiche. I rari casi autoctoni sono probabilmente sostenuti da virus animali della stessa famiglia di HEV (zoonosi).

Trasmissione: la trasmissione avviene come per l’epatite A per via orofecale (attraverso l’ingestione di acqua o alimenti contaminati).

Clinica: incubazione: 28-40 giorni

Periodo preitterico: caratterizzato da sintomi vaghi (astenia, malessere generale, senso di peso a livello epatico, nausea e vomito).

Periodo itterico: caratterizzato da ittero sclerocutaneo di durata variabile, accompagnato da feci chiare ed urine scure. 

Convalescenza: nella maggior parte dei casi al termine della fase acuta possono permanere sintomi vaghi (astenia e malessere generale). 

Diagnosi: gli esami ematochimici eseguiti durante la fase itterica mostrano un’alterazione degli indici di citolisi epatica (ALT>AST) e un’iperbilirubinemia mista (con prevalenza della bilirubina diretta). Per la diagnosi è essenziale eseguire l’esame sierologico per HEV (ricerca anticorpi IgM e IgG). Gli anticorpi IgM sono presenti nella fase acuta e persistono per alcuni mesi. Gli anticorpi IgG compaiono nelle prime settimane e persistono più a lungo, ma probabilmente non per tutta la vita.

Prognosi: l’infezione è nella maggior parte dei casi autolimitantesi. In una minoranza dei casi (<1%) si può assistere ad una forma fulminante. Il rischio è più alto nelle donne gravide (25%).

Terapia: l’epatite E non richiede terapie farmacologiche particolari. Essenziale è il riposo, un regime alimentare povero di grassi e idratazione ev. Nel caso delle forme fulminanti il paziente deve essere monitorato strettamente. Devono essere messe in atto misure di sostegno e il paziente deve essere trasferito con urgenza in un centro trapiantologico.

 

Fonte: www.insiemecontrolepatite.com/it/