Tre ARV associati a un aumentato rischio di malattia renale

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Stando a un’analisi dell’ampia coorte osservazionale D:A:D, tre farmaci antiretrovirali sarebbero associati a un lento aumento, nel tempo, del tasso di malattia renale. I farmaci in questione sono tenofovir, atazanavir potenziato e lopinavir potenziato.

Gli studiosi hanno valutato il rischio di sviluppare una malattia renale cronica (eGFR inferiore a 60 ml per minuto) da parte di soggetti che presentavano normale funzionalità renale al momento dell’inclusione nella coorte. La stima della velocità di filtrazione glomerulare, o eFGR (estimated glomerular filtration rate), è una misura indiretta della quantità di sangue filtrata al minuto dai reni, ed è un metodo utilizzato per valutare la funzionalità renale. Sono stati raccolti dati su 23.560 pazienti nell’arco di otto anni.

Complessivamente, il rischio è risultato poco elevato: meno dell’1% dei partecipanti (210 pazienti) ha sviluppato una malattia renale cronica.

Come atteso, svariati altri fattori sono risultati associati alla malattia renale: età più avanzata, ipertensione, epatite C, diabete, malattia cardiovascolare, bassi livelli di CD4 in passato e pregresso uso di stupefacenti per via iniettiva.

Tuttavia è stata riscontrata anche un’associazione con taluni antiretrovirali, e più a lungo venivano assunti, più il rischio aumentava. L’incidenza è risultata del 2,2% dopo sei anni di tenofovir; del 4% dopo sei anni di atazanavir potenziato; e ancora del 4% dopo sei anni di lopinavir potenziato.

Dopo la correzione per altri fattori di rischio di malattia renale, ogni anno di assunzione di tenofovir è risultato associato a un aumento del 12% del rischio relativo; ogni anno di atazanavir potenziato a un aumento del 27%; e ogni anno di lopinavir potenziato a un aumento del 16%.

Di contro, non sono state riscontrate associazioni con aumenti del rischio né per l’abacavir né per altri inibitori della proteasi. I dati disponibili, tuttavia, non erano sufficienti per l’analisi di altri singoli farmaci.

Per quanto la malattia renale resti poco diffusa e più correlata ad altri fattori di rischio ‘tradizionali’ piuttosto che all’assunzione di antiretrovirali, è probabile che questi dati forniscano informazioni utili ai medici che prescrivono un regime antiretrovirale, specialmente a pazienti che presentano altri fattori di rischio di problemi a carico dei reni.

Resoconto completo su aidsmap.com

FONTE: aidsmap.com

L’articolo Tre ARV associati a un aumentato rischio di malattia renale è uno degli articoli di Poloinformativo HIV AIDS.

Studi su nuovi farmaci contro HIV e coinfezione HIV-HCV

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farmaci Nell’anticipazione del Report di Nadir Onlus sul CROI 2015, oltre agli studi su  TAF Tenofovir alafenamide, troviamo altri due farmaci antiretrovirali : un inibitore d’ingresso e un inibitore della maturazione.

BMS-663068 è un inibitore d’attacco (detto anche ‘d’ingresso’) che si lega alla proteina di HIV-1 gp-120. Thompson M (#545) ha mostrato i risultati di uno studio di fase IIb in 254 pazienti pre-trattati: il nuovo farmaco è stato confrontato con atazanavir/r e, a vari dosaggi e somministrazioni (400 mg BID, 800 mg BID, 600 mg QD e 1200 mg QD), si è mostrato a 48 settimane capace di ridurre la carica virale plasmatica con valori dal 61% all’82%, del tutto confrontabili con i pazienti del gruppo contenente ATV/r (71%). Altri studi sulla stessa molecola hanno valutato la problematica delle interazioni farmacologiche con DRV/r e/o etravirina, escludendo eventuali aggiustamenti di dosaggio. Il farmaco, anche a detta dell’azienda stessa, si profila come candidato per pazienti con resistenze a varie classi.

BMS-955176 è un inibitore della maturazione di seconda generazione – ‘seconda’ da intendersi rispetto ai tentativi passati dell’azienda Panacos con il bevirimat, il cui sviluppo è stato interrotto nel 2010 soprattutto per problemi di formulazione – che ha dimostrato un buon profilo di sicurezza e una potenza elevata. Gli studi preliminari avevano dimostrato che la molecola si lega in modo efficiente alla poliproteina Gag, ha una più alta potenza rispetto al bevirimat e rimane attivo contro una varietà di polimorfismi di Gag. Inoltre, sembrava possibile un dosaggio QD. Nello studio ora presentato da C Hwang (114LB) su 60 pazienti naïve con sottotipo B, la molecola – somministrata per 10 giorni in monoterapia e a diversi dosaggi (5, 10, 20, 40, 80, or 120 mg) – ha generato una diminuzione della carica virale in un intervallo compreso tra 0.50 e 1.70 log cp/mL, individuando in 40 mg il dosaggio migliore.

NUOVI FARMACI CONTRO L’HCV NEI PAZIENTI CON HIV

Le coppie di medicinali sofosbuvir/ledipasvir (Harvoni®) e sofosbuvir (Sovaldi®) + daclatasvir (Daklinza®), somministrati per 12 settimane, senza interferone e senza ribavirina, hanno curato l’epatite C in oltre il 95% dei pazienti coinfetti HIV/HCV, confermando i tassi di risposta dei pazienti monoinfetti con HCV. Si ricorda che la progressione della malattia epatica nei pazienti coinfetti HIV/HCV è più rapida rispetto ai pazienti con sola infezione da HCV. La differenza tra le due coppie di farmaci sta nell’attività contro vari genotipi: mentre SOF/LED è principalmente attivo contro il genotipo 1, SOF+DAC è invece definibile “pan-genotipico”. Gilead sta, infatti, sviluppando il GS-5816, nuovo inibitore dell’NS5A che conferirà alla futura coppia SOF/GS-5816 la caratteristica della pan-genotipicità.

  • Naggie S (152LB) ha mostrato i risultati dello studio ION-4, di fase III, che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di sofosbuvir 400 mg (inibitore della polimerasi NS5B) co-formulato a ledipasvir 90 mg (inibitore dell’NS5A) in 355 partecipanti – compreso pazienti in precedenza non rispondenti e persone con cirrosi – la maggior parte con genotipo 1 (1a: 75%; 1b: 23%; 4: 2%). La SVR 12 (risposta virologica a 12 settimane dalla fine del trattamento) è stata di circa il 96% in tutte le tipologie di pazienti. Da notare che il 20% dei pazienti presentava resistenze all’NS5A al basale: in questo sottogruppo la risposta è stata del 94%. Nessuna resistenza all’NS5B è stata riscontrata all’arruolamento. Nessun problema di tollerabilità rilevato.
  • Wyles D (151LB) ha mostrato i risultati dello studio ALLY-2 che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di sofosbuvir 400 mg associato a daclatasvir (inibitore dell’NS5A) della Bristol-Myers Squibb in pazienti naïve e pre-trattati coinfetti HIV/HCV con vari genotipi da 1 a 4, farmaci somministrati per 8-12 settimane. I dosaggi di daclatasvir (standard 60 mg) sono stati cambiati a 30 mg (quando associato a regimi anti-HIV contenti NNRTI) e a 90 mg in caso di regimi con IP/r. La SVR 12 è stata del 96% in pazienti naïve e del 98% in pazienti pre-trattati. Il tasso di risposta nei pazienti cirrotici è stato minore.

La tripletta 3D di Abbvie – ombitasvir/paritaprevir/r (Viekirax®), ossia una compressa contenente un inibitore dell’NS5A/un inibitore delle proteasi NS3/4A potenziato con ritonavir + dasabuvir (Exviera®), un inibitore dell’NS5B polimerasi a somministrazione BID + RBV – ha mostrato in una analisi specifica (Wyles D, #147) elevate percentuali di SVR 12, indipendentemente da quando inizia la soppressione virologica di HCV RNA una volta somministrato il regime. Inoltre, più alta era al basale l’HCV RNA, più tempo era necessario per raggiungere la soppressione virale, ma questo dato non è andato ad inficiare le percentuali finali di SVR 12. In particolare, il 92% dei soggetti coinfetti dello studio TURQUOISE-I trattato con 3D+RBV ha raggiunto la soppressione di HCV RNA alla settimana 2, il 100% alla settimana 4. Nessun predittore negativo tradizionale ha influenzato il tempo per il raggiungimento della negativizzazione.

 

Fonte: Newsletter Nadir

 

Scoperto dove virus Hiv si nasconde nelle cellule

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Ricercatori italiani hanno individuato la zona del nucleo dei linfociti in cui il virus si integra con i geni dell’individuo infettato. Ricercatori italiani hanno individuato la zona del nucleo dei linfociti in cui il virus si integra con i geni dell’individuo infettato.

E’ stata fotografata per la prima volta la struttura del nucleo dei linfociti e scoperte le “tane” dove l’Hiv si nasconde fino a diventare ‘invisibile’. La ricerca è stata realizzata all’Icgeb di Trieste da un gruppo di studiosi guidati dal professor Mauro Giacca, direttore del Centro di medicina molecolare. La scoperta è stata pubblicata sul sito di ‘Nature’ e avrà forti ricadute nello sviluppo di nuovi farmaci contro l’Aids.

L’Aids è collegato alla proprietà del virus di inserire il proprio Dna in quello delle cellule che infetta diventando così parte del loro patrimonio genetico. Gli esperti hanno cercato di capire come mai i virus colpisce solo determinati geni e ne ignora altri. Infatti la ragione per cui il virus scelga soltanto alcuni dei 20mila geni umani per integrarsi e, soprattutto, come riesca all’interno di questi geni a nascondersi ai farmaci era rimasto finora un enigma. Ora questo enigma è stato risolto dal gruppo di ricerca dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology. Gli studiosi hanno dimostrato che la presenza di due proteine(NUP153 e LEDGF/p75) è fondamentale perché il virus riesca a inserirsi nella cellula.

Si tratta di un altro passo avanti nella lotta all’Aids. Recentemente un gruppo di ricercatori statunitensi ha messo a punto una sostanza in grado di ‘inibire’ il virus nelle scimmie. Gli studiosi americani del Scripps Research Institute, in California, hanno modificato il Dna delle scimmie, in modo da creare una specie di ‘scudo’ contro l’Hiv. La sperimentazione sulle cavie da laboratorio, durata diversi mesi, ha dato risultati incoraggianti.

FONTE: repubblica.it

 

Per legge condom gratis nelle prigioni di Stato in California

condom

Roma, 26 feb. (askanews) – Sono le 10.30 del mattino, è già ora di pranzo per i detenuti del carcere di contea di San Francisco. E’ in questo momento, che i prigionieri possono avere accesso al distributore di condom (profilattici ), situato nell’area ricreativa. Da oltre 25 anni le carceri della contea di San Francisco distribuiscono gratuitamente profilattici per contrastare la diffusione dell’Aids, una pratica che per legge verrà presto estesa alle altre prigioni della California.

 

Giornalista: “E’ una buona idea?”. Detenuto: “Certo. Sesso sicuro”, ha risposto questo detenuto.San Francisco ha iniziato a distribuire condom gratuiti ai detenuti negli Anni Ottanta per arginare la diffusione dell’hiv. Oggi ci sono una dozzina di distributori nelle prigioni della città e ogni mese vengono ritirati circa 2.000 profilattici. Kate Monaco Klien, del dipartimento sanitario di San Francisco: “C’è un’enorme stigmatizzazione a causa dell’Aids nelle prigioni. Ogni tanto alcuni prigionieri ci raccontano di avere usato il condom. Anche se far sesso in carcere è vietato, accade”.Entro il 2020 la California ha in programma di piazzare distributori di profilattici in circa trenta prigioni di Stato. A differenza dei carceri di contea, che detengono persone in attesa di giudizio, le prigioni di Stato ospitano detenuti con pesanti condanne o ergastolani.
Canale informativo con video:Il sole 24ore

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Nuova formulazione del tenofovir: pari efficacia e maggiore sicurezza

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Il tenofovir alafenamide (TAF), nuova formulazione che mantiene basse concentrazioni nel sangue ma raggiunge alti livelli nelle cellule, ha un’efficacia pari a quella del suo predecessore, il tenofovir disoproxil fumarato (TDF). E, inoltre, ha meno effetti collaterali del TDF su reni e ossa.

Il tenofovir disoproxil fumarato (Viread) è uno degli antiretrovirali più diffusi. È un componente della coformulazione Truvada e dei regimi monocompressa con Atripla, Eviplera/Complera e Stribild. Si tratta di un farmaco altamente efficace e generalmente sicuro e ben tollerato, ma in alcuni pazienti può dare problemi a reni o ossa.

Il nuovo pro-farmaco TAF, invece, rilascia più efficacemente il principio attivo – il tenofovir difosfato – nelle cellule infettate dal virus dell’HIV, raggiungendo sufficienti livelli intracellulari a dosaggi inferiori: quindi le concentrazioni plasmatiche sono più basse e di conseguenza reni, ossa e altri organi e tessuti sono meno esposti.

Mentre saranno presto disponibili in molti mercati occidentali versioni generiche meno costose del tenofovir disoproxil fumarato, il TAF è un prodotto nuovo su cui il produttore Gilead gode dell’esclusiva brevettuale.

Alla Conferenza sono stati presentati dati che mettevano a confronto la coformulazione Stribild (elvitegravir, cobicistat, emtricitabina e TDF) con una coformulazione in cui il TDF era sostituito dal TAF. Alla sperimentazione hanno preso parte circa 1700 pazienti naive in Europa, Nord America, America Latina e Asia.

Dopo 48 settimane di trattamento, i due regimi hanno mostrato entrambi alti livelli di efficacia, il che dimostra che la coformulazione con TAF non è inferiore a quella con TDF. I tassi di soppressione virale hanno superato il 90% in entrambi i bracci dello studio, a prescindere da fattori come età, sesso, etnia, HIV-1 RNA e conta dei CD4. Meno dell’1% dei partecipanti di entrambi i bracci hanno sviluppato mutazioni di resistenza primaria.

Complessivamente, non si sono riscontrate differenze neanche nei tassi di effetti collaterali ed eventi avversi gravi.

Particolare attenzione è stata prestata agli effetti collaterali a carico dei reni. In confronto al TDF, con il TAF non si sono registrate interruzioni del trattamento a causa dell’insorgenza di complicanze renali, mentre notevolmente inferiore è stata la diminuzione dell’eGFR (la velocità di filtrazione glomerulare stimata); inferiori sono risultate anche proteinuria, albuminuria e proteinuria tubulare.

Per quanto riguarda la salute ossea, il TAF si è mostrato molto meno impattante sulla densità minerale ossea a livello della colonna vertebrale (perdite di almeno il 3% riscontrate nel 26% dei partecipanti, contro il 45% del gruppo del TDF) e dell’anca (perdite di almeno il 3% riscontrate nel 17% dei partecipanti, contro il 50% del gruppo del TDF).

La coformulazione studiata è stata sottoposta alle agenzie del farmaco statunitensi ed europee per essere approvata.

Gilead sta inoltre mettendo a punto una coformulazione di TAF ed emtricitabina alternativa al Truvada, che potrebbe essere impiegata anche nella profilassi pre-esposizione (PrEP).
Resoconto completo su aidsmap.com

 

FONTE: aidsmap.com

 

Lo Zero Discrimination Day si celebrerà in tutto il mondo

Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Zero Discrimination Day La discriminazione continua a colpire la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Il 1 ° marzo, è lo Zero Discrimination Day , persone provenienti da tutti gli angoli del mondo si uniranno sotto il tema Open Up, Reach Out per celebrare la diversità e rifiutare la discriminazione in tutte le sue forme.

Il supporto ottenuto per lo Zero Discrimination Day ha creato un movimento globale di solidarietà per porre fine alla discriminazione, che è ancora molto diffusa. Milioni di donne e ragazze in ogni regione del mondo vivono esperienze di violenza ed abusi e non sono in grado di esercitare i loro diritti o di accedere ai servizi di assistenza sanitaria, all’istruzione o al lavoro. La discriminazione sul posto di lavoro, a scuola o per l’assistenza sanitaria riduce la capacità delle persone di partecipare a pieno titolo nella società e di fornire cura per se stessi e per le loro famiglie. A livello globale, ci sono quasi 80 paesi che ancora criminalizzano i rapporti sessuali con lo stesso sesso. 38 sono i Paesi che impongono qualche forma di restrizione all’ingresso, al soggiorno e alla residenza delle persone che vivono con l’HIV. Inoltre, gli ambienti giuridici e sociali ancora falliscono nell’affrontare lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone affette da HIV e di quelle più vulnerabili all’infezione da HIV.
“La discriminazione è una violazione dei diritti umani e non deve passare incontrastata”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Ognuno ha il diritto di vivere con rispetto e dignità.”

Quest’anno le persone in occasione dello Zero Discrimination Day sono stati invitati ad Open Up, Reach Out (aprirsi e avvicinarsi), utilizzando i social media per dire al mondo cosa significa per loro discriminazione zero. Le persone hanno condiviso canzoni, poesie, pensieri e attività ispirate alla farfalla, simbolo di trasformazione della campagna. Le persone inoltre chiedono ai loro governi di compiere maggiori sforzi per realizzare e proteggere i diritti umani e eliminare la discriminazione.

“Alcuni dei problemi più difficili del mondo possono essere risolti semplicemente eliminando stigma e discriminazione”, ha detto Michel Sidibé, direttore esecutivo di UNAIDS. “Mentre ci sforziamo insieme per un mondo più giusto possiamo essere incoraggiati dall’entusiasmo per raggiungere la discriminazione zero.”
Tra le celebrità che sostengono la campagna ci sono l’ambasciatore internazionale UNAIDS David Luiz, che ha postato un messaggio speciale alzandosi contro il razzismo, l’ambasciatore UNAIDS Toumani Diabaté e suo figlio, Sidiki Diabaté, così come la stella del cricket dello Sri Lanka Kumar Sangakkara, il cui messaggio è in riproduzione sugli schermi nei luoghi che ospitano la Coppa del Mondo del Cricket in Australia e Nuova Zelanda. I governi, i legislatori e dirigenti d’azienda hanno assicurato il loro sostegno alla campagna.

Gli eventi dello Zero Discrimination Day comprendono mostre fotografiche in Cina, balli in Gabon, concerti in Madagascar, un storytelling per i bambini in Mongolia e proiezioni cinematografiche in Nepal. Seminari e workshop per discutere sulle questioni relative alla stigmatizzazione e alla discriminazione si svolgeranno in più di 20 paesi in tutto il mondo, dalla Colombia a Uzbekistan.

Il primo Zero Discrimination Day è stato celebrato il 1 ° marzo 2014.

Fonte: UNAIDS

Traduzione e adattamento a cura della redazione del Poloinformativohiv
In caso di utilizzo si prega di citare la fonte della traduzione

More information is available at:

http://www.unaids.org/en/resources/campaigns/20150204_zerodiscrimination

https://www.facebook.com/zerodiscrimination

#zerodiscrimination

 

PrEP ed ART combinate azzerano il rischio trasmissione in coppie sierodiscordanti

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

Una strategia terapeutica che combina la profilassi pre-esposizione (PrEP) e la terapia antiretrovirale (ART) in coppie eterosessuali in cui uno solo dei partner è HIV-positivo ha mostrato di poter azzerare quasi del tutto il rischio di trasmissione del virus al partner HIV-negativo. Inoltre, e questo è un aspetto cruciale, protegge dalla trasmissione non solo all’interno della coppia, ma anche in caso di rapporti al di fuori di essa.

È quanto emerge dallo studio Partners Demonstration Project, condotto in Kenya ed Uganda dagli stessi ricercatori dello studio Partners sulla PrEP (che già aveva dimostrato l’efficacia della profilassi pre-esposizione in coppie sierodiscordanti), ma coinvolgendo coppie che non avevano preso parte allo studio precedente.

Benché sia la PrEP che la ART abbiano mostrato di ridurre sensibilmente il rischio di trasmissione dell’HIV, talora l’assunzione di farmaci viene rinviata, oppure non è costante. Questa strategia combinata sfrutta l’azione della PrEP come una sorta di ‘ponte’, finché non è raggiunta la completa soppressione virale. Al partner HIV-negativo viene somministrata la PrEP fintanto che quello HIV-positivo non inizia la ART e durante i primi sei mesi di terapia.

Per individuare più accuratamente i soggetti maggiormente a rischio di trasmissione, è stato elaborato un ‘punteggio di rischio’, calcolato valutando fattori di rischio come giovane età, numero non elevato di figli, mancanza di circoncisione per l’uomo, convivenza anziché matrimonio, tasso di rapporti non protetti recentemente avuti e carica virale alta al baseline.

Fino ad ora, circa la metà delle 1013 coppie arruolate nello studio hanno assunto soltanto la PrEP, un quarto sia PrEP che ART, una su sei soltanto la ART, mentre una su dieci non assume né l’una né l’altra. Dagli esami ematici, l’aderenza a entrambi i trattamenti appare buona.

L’incidenza di nuove diagnosi di HIV in questo gruppo è stata messa a confronto con quella rilevata nel braccio di controllo con placebo dello studio Partners.

Sulla base di quei dati, ci si sarebbe aspettati che nelle coppie prese in considerazione dallo studio si verificassero circa 40 nuove infezioni, equivalenti a un tasso annuo di incidenza di 5,2%. Le infezioni effettivamente avvenute sono state invece solo due, equivalenti a un’incidenza annua dello 0,2%. Ed entrambe le infezioni si sono avute in individui a cui la PrEP era stata prescritta, ma che l’avevano interrotta.

La riduzione del tasso di infezioni è del 96%, un dato statisticamente molto significativo. Si tratta, è vero, di una riduzione simile a quella già osservata nello studio HPTN 052, ma quello studio prendeva in considerazione soltanto gli eventi di trasmissione al partner principale, mentre questo considera anche gli eventi di trasmissione a individui al di fuori della coppia.

Gli autori ritengono che sia opportuno raccomandare questa strategia combinata a tutte le coppie sierodiscordanti, anche perché potrebbero beneficiarne anche altri soggetti a rischio di infezione, come gli MSM e le donne single.

Alla Conferenza si è parlato anche di come l’impiego della PrEP sia in aumento a San Francisco, una delle comunità dove questa nuova forma di prevenzione è stata adottata da più tempo. Le persone che hanno assunto la PrEP lo scorso anno hanno superato le 5000; e tuttavia restano appena un terzo degli individui ad alto rischio di contrarre l’HIV in quella comunità. Se invece la PrEP venisse assunta dal 95% degli individui a rischio, secondo i ricercatori le infezioni potrebbero calare del 70%.

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FONTE: aidsmap.com

 

Nuovo inibitore della maturazione si mostra promettente

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Un inibitore della maturazione dell’HIV di seconda generazione denominato BMS-955176 ha mostrato di avere un buon profilo di sicurezza e un’elevata efficacia in un piccolo studio proof-of-concept di fase 2a.

La terapia antiretrovirale di combinazione consiste in un insieme di farmaci che colpiscono l’HIV in diverse fasi del suo ciclo di vita. Nessuno dei principi attivi attualmente approvati, tuttavia, agisce sulle fasi di assemblaggio delle componenti virali, maturazione e fuoriuscita dalla cellula ospite. Per questo delle nuove classi di farmaci potrebbero essere di grande aiuto per i pazienti che hanno alle spalle dei fallimenti terapeutici e hanno sviluppato farmacoresistenze estese.

Un inibitore della maturazione noto come bevirimat aveva già dato prova di attività antivirale in studi precedenti, ma erano insorte difficoltà a livello di formulazione: oltre la metà dei soggetti che l’hanno sperimentato avevano ceppi virali poco suscettibili alla sua azione a causa di mutazioni spontanee nel gene Gag. Il BMS-955176 è invece un inibitore della maturazione di seconda generazione che sembra superare questo ostacolo.

Il BMS-955176 si è dimostrato notevolmente più efficace del bevirimat, dando prova della stessa attività antivirale con i ceppi di HIV di fenotipo selvaggio e quelli con polimorfismo del Gag al baseline. È inoltre risultato generalmente sicuro e ben tollerato in tutti i dosaggi sperimentati. Nei prossimi mesi è previsto l’avvio dello studio di fase 2b.

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FONTE: aidsmap.com

 

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