Farmaci innovativi, Cittadinanzattiva lancia la campagna “Epatite, C siamo!”

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epatite_c_siamoAttivati un sito web e una linea telefonica per consulenza gratuita ai pazienti. E il Tribunale per i diritti del malato punta il dito contro le differenze fra Regioni nell’accesso alla terapie.

Un sito web e una linea telefonica per offrire consulenza e assistenza gratuita ai cittadini affetti da epatite C. Sono i due servizi attivati da Cittadinanzattiva nell’ambito del Programma nazionale “Epatite, C siamo” promosso dal Tribunale dei diritti del malato attraverso le sue 300 sezioni territoriali, con il sostegno non condizionato di Abbvie e in collaborazione con società scientifiche, associazioni di pazienti e di professionisti. L’obiettivo dell’iniziativa è tutelare ed informare i pazienti affetti da epatite C su tutti gli aspetti dell’assistenza socio sanitaria, e in particolare anche sui criteri di accesso nazionali e regionali alle nuove terapie farmacologiche per l’eradicamento della patologia. Il sito è raggiungibile all’indirizzo www.csiamo.cittadinanzattiva.it, mentre il servizio telefonico (0636718216) è attivo dal martedì al giovedì (9.30/13.30; 14.30/17.30).

“Il ministero della Salute nell’ultima legge di Stabilità – spiega Cittadinanzattiva – ha stanziato per gli anni 2015-2016 un fondo da un miliardo di euro per tutti i farmaci innovativi compresi quelli per l’Hcv, ma resta il fatto che dei 50 mila malati gravi con epatite C che rientrano nei criteri stabiliti dall’Aifa, ne sono stati trattati ad oggi solo circa 10 mila, soprattutto a causa delle indisponibilità economiche da parte delle Regioni. Queste infatti stanno attendendo ormai da oltre 6 mesi il riparto del Fondo nazionale per i farmaci innovativi che ancora tarda ad arrivare, e che, secondo quanto indicato dalla legge di Stabilità, agirà soltanto a posteriori e cioè a rimborso delle terapie che ora devono essere acquistate ed erogate dalle Regioni. Senza considerare che proprio in queste settimane si è chiusa l’intesa Stato-Regioni che taglia di 2,4 miliardi il Fondo Sanitario 2015. Le evidenti difficoltà di carattere economico da parte del Ssn nel rendere accessibili queste nuove terapie alla popolazione, sono confermate dalle segnalazioni che riceviamo dai cittadini che denunciano anche un grave deficit d’informazione su modalità, requisiti e tempi di accesso”.

Un dossier realizzato dal Tribunale dei diritti del malato sull’equità nell’accesso alle nuove terapie mostra una situazione di sperequazione tra pazienti, tanto nelle decisioni di livello nazionale quanto in quelle di livello regionale. “A livello nazionale – spiega l’associazione – è stata trascurata ad esempio la questione delle persone con co-infezioni che cioè, oltre all’epatite C, presentano un’ulteriore infezione, ad esempio l’Hiv: per questi non è prevista una priorità nel trattamento nonostante linee guida europee, società scientifiche, associazioni di persone con Hiv, Commissione nazionale Aids lo raccomandino. Le differenze nelle Regioni, invece, riguardano sia i criteri di accesso ai farmaci che i numeri di Centri prescrittori individuati, nonché le misure stabilite per l’accesso agli stessi da parte dei pazienti stranieri temporaneamente presenti sul nostro territorio”.

Tutte le Regioni hanno emesso delibere regionali per dar seguito a quanto previsto dalla determinazioni Aifa. Alcune hanno emesso anche atti integrativi (fra queste Emilia Romagna, Lazio e Sicilia), solo due, Campania e Basilicata, fanno riferimento a specifici Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta).

In tutte le Regioni sono stati individuati i Centri abilitati alla prescrizione dei farmaci innovativi: in totale sono 204 le strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale  con una media di abitanti per centro di 297.954. Tuttavia esistono alcune variabilità regionali, ad esempio Lazio e Piemonte sono le Regioni che presentano valori molto superiori alla media nazionale: il Lazio con i suoi 11 centri ha un valore medio  di 533.677 abitanti per centro; il Piemonte invece con i suoi 10 centri abilitati ha un valore medio di 443.680 abitanti per struttura. Inoltre, non sempre i centri sono presenti in tutte le province: ad esempio, nel Lazio, nella provincia di Rieti non vi è alcuna struttura abilitata alla prescrizione, costringendo i cittadini a percorrere tragitti di 160 km (andata e ritorno) con oltre 2 ore di percorrenza in auto e 4 ore con il trasporto pubblico locale.

Differenze anche sui criteri per l’accesso ai farmaci per i non residenti: Marche, Piemonte (eccetto i trapianti di fegato), Lazio e Basilicata prevedono, nelle loro delibere, l’erogazione per i soli residenti; 11 Regioni invece non hanno deliberato nulla al proposito (Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto). Per quanto riguarda l’accesso alle nuove terapie per stranieri temporaneamente presenti ed europei non iscritti, solo 6 Regioni (Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Veneto) hanno espressamente deliberato al proposito, prevedendo in ogni caso un solo centro prescrittore.

L’iniziativa di Cittadinanzattiva ha ottenuto il patrocinio Aido, Simg e Sif ed è stata realizzata in collaborazione con Lila, Amici Onlus, Gay Centre, Associazione Malati di Reni, Forum Trapiantanti, Antigone, Sifo, Federfarma, Simit e Ipasvi.

Fonte: cittadinanza attiva

 

Secondo Meeting HIV/Viral Hepatitis Co-­Infection

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2nd International HIV/Viral Hepatitis Co-­Infection MeetingIl secondo meeting internazionale su HIV/Viral Hepatitis Co-Infection , evento satellite dello IAS 2015, avrà come tema le terapie antivirali nelle co-infezioni, sviluppo e accesso.

 

 

 

 

 

L’epatite virale è adesso la co-morbidità clinicamente più rilevante tra le persone che vivono con l’HIV. Nuove ed altamente efficaci terapie che colpiscono direttamente l’epatite B (HBV) e C (HCV) possono finalmente modificare la prognosi per i pazienti co-infetti.
Curare tutte le persone con infezione da HCV eliminando così nuove infezioni è ora una possibilità reale.
L’ accesso alla terapia può ridurre la malattia epatica HBV correlata, attraverso una duplice attività antivirale.
Tuttavia esistono diversi ostacoli tra i quali anche la mancanza di formazione specifica sull’HCV degli operatori sanitari esperti in HIV.
Temi specifici della riunione sono: HCV sviluppo terapeutico e accesso; Prevenzione HBV e gestione; ottimizzazione dei costi di trattamento HCV e risultati; questioni complesse nella gestione dell’epatite virale; le sfide e le opportunità per il ridimensionamento dei programmi di epatite virale.
Il 2nd International HIV/Viral Hepatitis Co-­Infection Meeting è un evento affiliato indipendente dell’8 ° Conferenza IAS su HIV Patogenesi, trattamento e prevenzione (IAS 2015).

 

Poloinformativohiv

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AIFA: aggiornato algoritmo per scelta terapia epatite C cronica in collaborazione con AISF

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AIFA: aggiornato algoritmo per scelta terapia epatite C cronica in collaborazione con AISFÈ stato pubblicato, nella sezione dedicata del Portale istituzionale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), l’aggiornamento dell’Algoritmo per la terapia dell’epatite C cronica, realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF).

L’Algoritmo è stato innanzitutto aggiornato con gli ulteriori schemi terapeutici che si sono resi disponibili per la cura dell’epatite C cronica e che, pertanto, prevedono ora tutti i farmaci che AIFA ha valutato con la massima priorità allo scopo di incrementare le opzioni terapeutiche disponibili nella cura dell’infezione da HCV (paritaprevir/ombitasvir/ritonavir +/- dasabuvir, daclatasvir, ledipasvir, interferone peghilato, ribavirina, simeprevir, sofosbuvir).

L’Algoritmo, nell’ambito della necessaria programmazione di modulazione di accesso alle nuove terapie che ha previsto, in via prioritaria, il trattamento dei pazienti in base ad un criterio di urgenza clinica, e a conferma della volontà di AIFA di mettere a disposizione questi farmaci per il maggior numero di pazienti, pur garantendo una spesa sostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale, è stato aggiornato anche con il gruppo di pazienti (criterio 2) “con epatite ricorrente HCV-RNA positiva del fegato trapiantato, stabile clinicamente e con livelli ottimali di immunosoppressione”.

Allo scopo di fornire le informazioni presenti nell’Algoritmo in modo più chiaro e trasparente, sono state inoltre inserite alcune note iniziali in merito al ritrattamento dei pazienti che non hanno risposto a farmaci ad azione antivirale diretta di I e II generazione, nonché la precisazione che nell’Algoritmo sono presi in considerazione i parametri che influiscono sulla scelta terapeutica indipendentemente dalla presenza o meno di coinfezioni e/o comorbidità.

Si ricorda che l’Algoritmo nasce come uno strumento informatico in grado di guidare l’utente tra le opzioni disponibili e attualmente rimborsate, riportandole tutte nella massima trasparenza, lasciando comunque libertà decisionale al medico. Questo strumento informatico vuol essere dedicato anche a tutti i pazienti i quali possono attingere informazioni, da condividere con il proprio medico curante, sulle possibilità di cura.

Consulta l’algoritmo sul sito dell’AIFA

Leggi il Comunicato stampa 449 dell’AIFA

Fonte: AIFA

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Co-infezione HIV /HCV e fibrosi F2 e superiore : lo studio EuroSIDA conferma priorità per le nuove terapie DAA

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Co-infezione HIV /HCV e fibrosi F2 e superiore : lo studio EuroSIDA conferma priorità per le nuove terapie DAANel numero 29 della rivista AIDS viene confermata la necessità di dare la priorità per la terapia con i nuovi farmaci anti-HCV alle persone con co-infezione HIV/HCV in base ai risultati ottenuti nella coorte EuroSIDA nei casi di fibrosi epatica moderata (F2 / F3) o avanzata (F4). La progressione della fibrosi epatica HCV correlata è accelerata nelle persone con infezione da HIV e la malattia del fegato causata da HCV è oggi una delle principali cause di morte in questi individui.

Lo sviluppo di agenti antivirali ad azione diretta (DAA) ha rivoluzionato la cura per le persone con HCV. Questi nuovi farmaci sono efficaci, tollerabili, hanno interazioni gestibili e sono associati con alti tassi di guarigione. Ma un grave inconveniente è il loro costo, un singolo ciclo di trattamento varia tra i 50.000 e i 90.000 €. E’ molto probabile, quindi, che l’accesso ai DAAS per le persone con HIV e HCV co-infezione sarà razionato, con priorità per le persone che hanno maggiori necessità come un elevato rischio di morte correlata al fegato (LRD), nel breve-medio termine.
I ricercatori della coorte EuroSIDA hanno effettuato uno studio per determinare le caratteristiche associate ad un aumentato rischio di morte correlata al fegato per le persone con co-infezione.

Il loro campione di studio è stato costituito da 3941 individui con co-infezione HIV/HCV in terapia anti HIV dal 2000. Nessuno ha ricevuto un trattamento contro l’HCV basato su terapie a base di interferone.

La maggior parte dei pazienti erano bianchi (94%) e di sesso maschile (68%). L’età media era di 37 anni, e il 70% erano persone che hanno fatto uso di droghe.

I pazienti sono stati seguiti per una media di 3,5 anni e durante questo periodo, sono stati registrati 670 decessi. Poco più di un quinto (22%) dei decessi sono stati classificati come connessi alla compromissione epatica; l’incidenza di morte correlata al fegato è stata del 9,0 per 1000 PYFU.
Gli autori sottolineano che la morte correlata al fegato è stata la seconda più comune causa di morte dopo l’Aids (24%).

In generale, la mortalità ha raggiunto il picco tra le persone di età superiore ai 55 anni. Tuttavia, i tassi di mortalità correlata al fegato erano più alti tra le persone nelle classi di età 35-45 e 45-55.

I tassi di mortalità sono stati significativamente elevati tra quelli con HCV RNA rilevabile, abuso di alcool e gli individui con l’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HBsAg) positivo.

Rispetto alle persone senza fibrosi o fibrosi lieve (F0 / F1), i tassi di mortalità sono stati 35 volte più alti tra le persone con fibrosi fase F4 rispetto a quelli con livelli F0 / F1 (tassi di mortalità grezzo [CDR] = 42.2 vs 1.2), e sono stati otto volte superiori per gli individui con F2 / 3 fibrosi (CDR = 10.0).

Lo stadio della fibrosi è stato il maggiore fattore di rischio singolo per la morte correlata al fegato. Rispetto alle persone con fibrosi F0 / F1, quelli con fibrosi F4 hanno avuto un rischio superiore di sei volte, e di 2,5 volte per le persone con F2 / F3 fibrosi (p <0.0001) .
Altri fattori di rischio sono stati HBsAg positività (p = 0,0024), l’infezione da HCV per dieci anni o più (p = 0,041), più bassa conta di cellule CD4 e di età compresa tra i 35 e 45 anni (rispetto alla più giovane età, p = 0,045).

Quando i ricercatori hanno omesso la conta CD4 al basale dal loro modello, il nadir più basso è diventato predittivo di morte correlata al fegato (p = 0,0045).

La probabilità di morte correlata al fegato in cinque anni della era chiaramente legata alla stadio della fibrosi. Era bassa per le persone con malattia F0 / F1 (2%), ma sostanziale per gli individui con fasi F2 / F3 (10%) e F4 (14%).

Il numero di CD4 era legato al rischio di morte correlata al fegato a tutti i livelli di fibrosi. La probabilità in cinque anni di morte correlata al fegato era più basso per gli individui con fibrosi F0 / F1 e conta una CD4 superiore a 300 cellule / mm3 (1,7%), in aumento al 3,3% per i pazienti con malattia F0 / F1 e una conta CD4 inferiore. Le persone con malattia in stadio F2 avevano un quinquennale probabilità di mortalità del 9% se la loro conta di CD4 era superiore a 300 cellule / mm3, aumentando al 15% se il loro conteggio CD4 era al di sotto di questo livello.

Gli autori dello studio hanno concluso che le persone co-infette con una fibrosi epatica (F2>) dovrebbero essere eleggibili in modo prioritario al trattamento con DAAS. “Ed è essenziale identificare le persone co-infette il più presto possibile in modo che possano iniziare precocemente il trattamento antiretrovirale per impedire la rapida progressione della fibrosi epatica e ridurre la necessità di trattamenti costosi.”

Reference

Grint D et al. Liver-related death among HIV/hepatitis C-virus-co-infected individuals: implications for the era of directly acting antivirals. AIDS 29: 1205-15, 2015.

Fonte: Aidsmap

Traduzione e adattamento a cura di Poloinformativohiv
in caso di utilizzo si prega di citare la fonte della traduzione

Altre fonti

 

ICAR: le persone coinfette HIV/HCV a rischio vita

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

coinfetteLe Associazioni chiedono audizione all’ AIFA.
“Abbiamo oggi un’ulteriore conferma dell’urgenza di curare coloro che hanno una doppia infezione da Hiv e Epatite C e chiediamo subito un tavolo con Aifa e le case farmaceutiche”: lo affermano i presidenti delle associazioni Lila, Nadir e Plus commentando i dati presentati alla Conferenza Italiana su AIDS e Retrovirus secondo cui 376 persone coinfette delle 8000 che in Italia hanno una grave coinfezione Hiv e Epatite C moriranno nei prossimi 5 anni se non trattati con i nuovi farmaci.

“Chiediamo subito all’Aifa l’attivazione di un tavolo con le associazioni dei pazienti e le case farmaceutiche per rivedere i criteri di inclusione delle persone con Hiv/Hcv ma anche per ragionare su possibili riduzioni dei costi della terapia a fronte alla grande necessità”: lo affermano i presidenti di Lila, Nadir e Plus, Massimo Oldrini, Filippo Schloesser, Sandro Mattioli a ICAR (Italian Conference on AIDS and Retroviruses) dopo la presentazione di Massimo Puoti, Direttore del reparto di malattie infettive all’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, che ha quantificato le morti che avverranno nei prossimi cinque anni se l’Aifa continuerà a escludere i coinfetti Hiv/Hcv dall’accesso prioritario alle cure.

Nella lettura sul trattamento dell’Epatite C nelle persone con Hiv, Puoti ha affermato che sui 30mila coinfetti Hiv/Hcv, sono 8000 coloro che, nonostante la malattia di fegato moderata (fibrosi F2 Metavir) progrediranno verso la cirrosi e il cancro del fegato. Se queste persone verranno curate potranno essere risparmiate 376 morti e 500 gravi malattie del fegato. Secondo l’infettivologo del Niguarda ciò avverrà perché le persone con coinfezione, anche se hanno una fibrosi moderata ha una progressione verso la cirrosi molto più rapida delle persone mono infette con Epatite C.

Per informazioni e contatti:

LILA Onlus: Ludovica Jona, Ufficio stampa – l.jona@lila.it – 348 0183527 – www.lila.it
Nadir Onlus: redazione@nadironlus.org – www.nadironlus.org
Plus Onlus: www.plus-onlus.it

Fonte: Newsletter Nadir Onlus

 

Un numero verde per conoscere meglio l’epatite C

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Cos’è l’epatite C, come si trasmette e cosa succede se si viene infettati dal virus Hcv? Come è possibile prevenire l’infezione? Per rispondere a queste domande dal 15 al 30 giugno, dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, sarà attivo il numero verde nazionale 800 129 030.

L’iniziativa rientra nella campagna di informazione “Una malattia con la C” promossa da AbbVie, con il patrocinio dell’Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf), della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e di EpaC Associazione onlus.

Ok dell’Aifa a trattamento anti-epatite C senza interferone

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L’Agenzia italiana del farmaco ha concesso la rimborsabilità come innovazione terapeutica a daclatasvir per l’uso in associazione con altri medicinali nei genotipi 1, 3 e 4 per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite C in pazienti adulti.

A darne notizia l’azienda produttrice del farmaco (Bristol-Myers Squibb).