Co-infezione HIV /HCV e fibrosi F2 e superiore : lo studio EuroSIDA conferma priorità per le nuove terapie DAA

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Co-infezione HIV /HCV e fibrosi F2 e superiore : lo studio EuroSIDA conferma priorità per le nuove terapie DAANel numero 29 della rivista AIDS viene confermata la necessità di dare la priorità per la terapia con i nuovi farmaci anti-HCV alle persone con co-infezione HIV/HCV in base ai risultati ottenuti nella coorte EuroSIDA nei casi di fibrosi epatica moderata (F2 / F3) o avanzata (F4). La progressione della fibrosi epatica HCV correlata è accelerata nelle persone con infezione da HIV e la malattia del fegato causata da HCV è oggi una delle principali cause di morte in questi individui.

Lo sviluppo di agenti antivirali ad azione diretta (DAA) ha rivoluzionato la cura per le persone con HCV. Questi nuovi farmaci sono efficaci, tollerabili, hanno interazioni gestibili e sono associati con alti tassi di guarigione. Ma un grave inconveniente è il loro costo, un singolo ciclo di trattamento varia tra i 50.000 e i 90.000 €. E’ molto probabile, quindi, che l’accesso ai DAAS per le persone con HIV e HCV co-infezione sarà razionato, con priorità per le persone che hanno maggiori necessità come un elevato rischio di morte correlata al fegato (LRD), nel breve-medio termine.
I ricercatori della coorte EuroSIDA hanno effettuato uno studio per determinare le caratteristiche associate ad un aumentato rischio di morte correlata al fegato per le persone con co-infezione.

Il loro campione di studio è stato costituito da 3941 individui con co-infezione HIV/HCV in terapia anti HIV dal 2000. Nessuno ha ricevuto un trattamento contro l’HCV basato su terapie a base di interferone.

La maggior parte dei pazienti erano bianchi (94%) e di sesso maschile (68%). L’età media era di 37 anni, e il 70% erano persone che hanno fatto uso di droghe.

I pazienti sono stati seguiti per una media di 3,5 anni e durante questo periodo, sono stati registrati 670 decessi. Poco più di un quinto (22%) dei decessi sono stati classificati come connessi alla compromissione epatica; l’incidenza di morte correlata al fegato è stata del 9,0 per 1000 PYFU.
Gli autori sottolineano che la morte correlata al fegato è stata la seconda più comune causa di morte dopo l’Aids (24%).

In generale, la mortalità ha raggiunto il picco tra le persone di età superiore ai 55 anni. Tuttavia, i tassi di mortalità correlata al fegato erano più alti tra le persone nelle classi di età 35-45 e 45-55.

I tassi di mortalità sono stati significativamente elevati tra quelli con HCV RNA rilevabile, abuso di alcool e gli individui con l’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HBsAg) positivo.

Rispetto alle persone senza fibrosi o fibrosi lieve (F0 / F1), i tassi di mortalità sono stati 35 volte più alti tra le persone con fibrosi fase F4 rispetto a quelli con livelli F0 / F1 (tassi di mortalità grezzo [CDR] = 42.2 vs 1.2), e sono stati otto volte superiori per gli individui con F2 / 3 fibrosi (CDR = 10.0).

Lo stadio della fibrosi è stato il maggiore fattore di rischio singolo per la morte correlata al fegato. Rispetto alle persone con fibrosi F0 / F1, quelli con fibrosi F4 hanno avuto un rischio superiore di sei volte, e di 2,5 volte per le persone con F2 / F3 fibrosi (p <0.0001) .
Altri fattori di rischio sono stati HBsAg positività (p = 0,0024), l’infezione da HCV per dieci anni o più (p = 0,041), più bassa conta di cellule CD4 e di età compresa tra i 35 e 45 anni (rispetto alla più giovane età, p = 0,045).

Quando i ricercatori hanno omesso la conta CD4 al basale dal loro modello, il nadir più basso è diventato predittivo di morte correlata al fegato (p = 0,0045).

La probabilità di morte correlata al fegato in cinque anni della era chiaramente legata alla stadio della fibrosi. Era bassa per le persone con malattia F0 / F1 (2%), ma sostanziale per gli individui con fasi F2 / F3 (10%) e F4 (14%).

Il numero di CD4 era legato al rischio di morte correlata al fegato a tutti i livelli di fibrosi. La probabilità in cinque anni di morte correlata al fegato era più basso per gli individui con fibrosi F0 / F1 e conta una CD4 superiore a 300 cellule / mm3 (1,7%), in aumento al 3,3% per i pazienti con malattia F0 / F1 e una conta CD4 inferiore. Le persone con malattia in stadio F2 avevano un quinquennale probabilità di mortalità del 9% se la loro conta di CD4 era superiore a 300 cellule / mm3, aumentando al 15% se il loro conteggio CD4 era al di sotto di questo livello.

Gli autori dello studio hanno concluso che le persone co-infette con una fibrosi epatica (F2>) dovrebbero essere eleggibili in modo prioritario al trattamento con DAAS. “Ed è essenziale identificare le persone co-infette il più presto possibile in modo che possano iniziare precocemente il trattamento antiretrovirale per impedire la rapida progressione della fibrosi epatica e ridurre la necessità di trattamenti costosi.”

Reference

Grint D et al. Liver-related death among HIV/hepatitis C-virus-co-infected individuals: implications for the era of directly acting antivirals. AIDS 29: 1205-15, 2015.

Fonte: Aidsmap

Traduzione e adattamento a cura di Poloinformativohiv
in caso di utilizzo si prega di citare la fonte della traduzione

Altre fonti

 

Un video per incoraggiare i gay a usare il preservativo

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Un video per incoraggiare i gay a usare il preservativoÈ stato pubblicato nel Regno Unito un originale video per incoraggiare i maschi omosessuali a usare il preservativo quando praticano sesso.

 

La clip, promossa da un’associazione di lotta all’HIV e dal Servizio Sanitario di Sua Maestà, attraverso l’umorismo vuole incoraggiare gay e bisessuali a parlare sull’uso di preservativo e lubrificanti. Una sensibilizzazione quanto mai necessaria visto che secondo un recente studio del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, il sesso tra uomini è la modalità predominante di trasmissione dell’HIV nell’UE.

 

 

Fonte: West-info

 

“HIV Infogame” ci aiuta a conoscere e prevenire il virus dell’HIV

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"HIV Infogame" ci aiuta a conoscere e prevenire il virus dell'HIV Un progetto utile

 Pensate di saperne abbastanza sul virus dell’HIV? Credete che non esista perché non ne parlano i media? La verità è ben diversa e, nonostante i progressi fatti dalla ricerca, è un rischio ancora ben presente nella nostra società. Quindi ben venga HIV Infogame che aiuta intrattenendo a comprendere e prevenire il virus HIV.

Leggiamo il comunicato stampa con tutti i dettagli di questa lodevole iniziativa:

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“HIV Infogame” è il primo serious game italiano sull’HIV, di Janssen, per affrontare il tema con semplicità e dando informazioni pratiche sull’infezione e su come prevenirla nella vita di tutti i giorni. Il game è il primo gioco educazionale sull’HIV che intrattiene l’utente tramite l’interazione con due avatar e i personaggi che li circondano, con quiz e animazioni. E’ stato sviluppato da Janssen, farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson, da sempre impegnata nell’educazione, informazione e accesso globale alle terapie nell’ambito dell’HIV.Seguendo le situazioni di vita in cui si imbattono i due personaggi, o le “missioni” che devono affrontare, si scoprono quali comportamenti adottare ed evitare per proteggersi dal rischio di infezione. Al termine di ogni missione, l’utente viene direttamente coinvolto con domande per comprendere quanto è informato, sfatare i falsi luoghi comuni, e quali, in ogni situazione, siano i comportamenti giusti per prevenire il contagio adottando i comportamenti corretti.

L’utente si trova di fronte al quiz e in base al numero di risposte corrette gli viene assegnato un nastro, simbolo della lotta all’AIDS: nastro d’oro, d’argento o di bronzo. Le missioni sono diverse e si calano nella realtà quotidiana di qualsiasi adolescente o ragazzo, parlando con termini semplici : scopri cos’è l’HIV, come proteggersi nei rapporti sessuali, quali sono le modalità di trasmissione, cosa fare in caso di esposizione accidentale al sangue, conoscere il test della saliva rapido, il consulto con il medico, l’HIV nella quotidianità. E’ possibile giocare al link www.hivinfogame.it, disponibile anche nella versione mobile e tablet.

HIV Infogame è stato pensato per parlare a ragazzi e adolescenti, dando loro informazioni chiare, semplici e immediate, rafforzare la consapevolezza e riportare l’attenzione su un problema di cui negli ultimi anni si è parlato sempre meno. Il calo di informazioni sull’infezione da HIV, in particolare nella popolazione giovanile, è un problema riferito da molti medici e operatori sanitari.

A fianco delle spiegazioni, sono disponibili i link ai Servizi dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell’ Istituto Superiore di Sanità: “dove fare il test” per trovare il centro di riferimento più vicino; il Telefono Verde AIDS e IST 800 861 061, attivo dal lunedì al venerdì dalle 13.00 alle 18.00; il sito www.uniticontrolaids.it.
Il progetto è stato supportato da SIMIT.

HIV NON FERMIAMOCI
HIV Infogame è un’iniziativa realizzata nell’ambito del progetto HIVNonfermiamoci, progetto sostenuto da Janssen, SIMIT e ANLAIDS, partito lo scorso 1° dicembre in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS. L’iniziativa ha visto una campagna pubblicitaria sui principali media per diffondere il messaggio più importante: non se ne parla più, ma il contagio da HIV è tuttora in corso. HIVNonfermiamoci è diventato un sito, www.hivnonfermiamoci.it, che ha dato vita a una serie di attività di sensibilizzazione rivolte al pubblico e al personale medico.

Fonte: multiplayer.it

 

Epatite C, aggiornamento linee guida americane

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L’Associazione Americana per lo Studio delle Malattie del Fegato (AASLD), insieme ad altre società, hanno aggiornato le linee guida per il trattamento dell’infezione virale da epatite C (HCV), compreso l’uso di farmaci antivirali ad azione diretta. Tale aggiornamento è stato pubblicato online il 25 giugno su Hepatology.

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la prevalenza globale di infezione cronica da HCV si sta avvicinando ai 150 milioni. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti hanno riferito una prevalenza di 2,7 milioni, con 30.000 nuovi casi acuti nel 2013. Le conseguenze per la salute dovute all’ HCV includono complicanze della cirrosi o epatocarcinoma.

“La buona notizia è che l’HCV è ormai sul punto di essere una malattia curabile per milioni di americani, in molti dei quali non è diagnosticata,” ha dichiarato il co-chair del pannello il dr. Gary Davis, presidente della MedLogician Consulting: “La nuova linea guida online è una risorsa facile da usare per i professionisti che trattano pazienti con HCV attraverso i nuovi farmaci antivirali”.

Il pannello di scrittura ha incluso 26 specialisti in epatologia e malattie infettive, così come un rappresentante dei pazienti, che si sono occupati di test per l’HCV e il collegamento per la cura, la terapia iniziale dell’infezione da HCV nei pazienti naive al trattamento, il ritrattamento per pazienti refrattari ad una precedente terapia, e dati per popolazioni speciali di pazienti.
Secondo i nuovi dati disponibili presentati all’Internazionale Liver Congress 2015 (congresso dell’EASL , l’Associazione Europea per lo Studio del Fegato), il pannello aggiorna sezioni su quando e in chi iniziare la terapia, il trattamento iniziale, ritrattamento, l’infezione acuta da HCV, e le popolazioni speciali (coinfezione HIV/HCV, cirrosi scompensata e insufficienza renale).

“La guida è un documento che verrà continuamente aggiornato con consigli evidence-based su come utilizzare al meglio la nuova generazione di antivirali ad azione diretta e di altre opzioni di trattamento”, ha detto la dr.ssa Keith Lindor, presidente eletto dell’ Associazione Americana per lo Studio delle Malattie del Fegato: “Il nostro ruolo come associazioni di ricercatori e medici è quello di fornire informazioni chiave nel formato appropriato per i pazienti e coloro che si occupano di loro.”

Alcuni degli aggiornamenti specifici sono i seguenti:
Tutti i pazienti con infezione cronica da HCV devono essere trattati con l’eccezione di quelli con breve speranza di vita a causa di condizioni di comorbidità.
Sulla base delle risorse disponibili, ai pazienti ad alto rischio di complicanze epatiche dovrebbe essere data la massima priorità per il trattamento immediato.

Pazienti naive al trattamento con HCV di genotipo 1a o infezione 1b dovrebbero ricevere al giorno sofosbuvir (400 mg) più simeprevir (150 mg) per 12 settimane (senza cirrosi) o 24 settimane (cirrosi senza Q80K polimorfismo), con o senza ribavirina in base al peso (da 1000 mg [ 75 kg]).
Pazienti naive al trattamento con infezione HCV di genotipo 3 dovrebbero ricevere al giorno sofosbuvir (400 mg) e in base al peso ribavirina più peginterferone settimanale per 12 settimane o, in alternativa, sofosbuvir giornaliero e in base al peso ribavirina per 24 settimane, se sono l’interferone-ammissibili.

Pazienti naive al trattamento con infezione HCV di genotipo 5 o 6 dovrebbero ricevere una combinazione a dose fissa giornaliera di ledipasvir (90 mg) / sofosbuvir (400 mg) per 12 settimane o, in alternativa, sofosbuvir giornaliera e in base al peso ribavirina più peginterferone settimanale per 12 settimane. Non è raccomandato peginterferone e ribavirina con o senza simeprevir per 24 a 48 settimane.

I pazienti con infezione HCV di genotipo 1a o 1b senza cirrosi ma con fallimento di un precedente trattamento con peginterferone e ribavirina deve ricevere al giorno sofosbuvir (400 mg) più simeprevir (150 mg) per 12 settimane.
Le società che collaborano con l’Associazione Americana per lo Studio delle Malattie del Fegato nell’aggiornamento di queste linee guida sono Infectious Diseases Society of America and the International Antiviral Society-USA.

FONTE: pharmastar.it

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I pazienti con HIV sono spesso affetti da dolore cronico

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I pazienti malati di AIDS sperimentano spesso dolore cronico nonostante la terapia alla quale si sottopongono per tenere sotto controllo l’infezione da HIV: lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Pain Medicine.

Gli autori dello studio hanno analizzato i dati relativi a 238 pazienti con HIV, in terapia per la patologia e ne hanno valutato l’eventuale abuso di sostanze, la presenza di dolore cronico e l’uso di antidepressivi.

Dall’analisi dei dati è emerso che 107 pazienti non soffrivano di dolore, 107 ne soffrivano e 24 hanno denunciato un dolore cronico lieve.

I pazienti con dolore cronico sono stati quelli più a rischio di assunzione anche di antidepressivi, come pure sono risultati più propensi ad assumere farmaci per la terapia del dolore, in particolare oppioidi, per mantenere una buona qualità di vita.

La presenza di dolore cronico, invece, non si è correlata in alcun modo con l’abuso di sostanze.

FONTE: sanihelp.it

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Usa, falsa ricerca su HIV, 5 anni di carcere

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Notizia da Poloinformativo HIV AIDS

57 mesi di carcere, 7 milioni e 200 mila dollari di multa, tre anni di sorveglianza speciale quando uscirá dalla prigione: questo accade negli Stati Uniti, a falsificare i dati di uno studio scientifico.

Questa è la pena che dovrá scontare Dong-Pyou Han, un biologo che ha confessato di aver alterato volontariamente i dati di una ricerca su un vaccino contro l’Aids, spacciandoli per veri.

Il prof. Han era un ricercatore dello Stato dell’Iowa, i suoi esperimenti erano finanziati dal National Institutes of Health (NIH) americano, l’equivalente del nostro Istituto Superiore di Sanità.

Fu scoperto due anni fa, immediatamente costretto alle dimissioni dal suo laboratorio: aveva fatto apparire una falsa immunizzazione al virus dell’Hiv un un coniglio con sangue umanizzato.

Nessuna sperimentazione su esseri umani, nessun danno diretto: ma negli Stati uniti, per una frode scientifica, si finisce in carcere e ci si resta per quasi 5 anno. E si pagano milioni di dollari di multa.

FONTE: rainews.it

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Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guida

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Eterologa, il Ministro Lorenzin firma le linee guidaIl Ministro Lorenzin ha firmato il decreto di aggiornamento delle linee guida della L.40/2004, che regola la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), un provvedimento molto atteso dagli operatori del settore e dalle coppie che accedono a queste tecniche, e che entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

 

 

 

Il nuovo testo, che aggiorna le linee guida del 2008, è stato rivisto in rapporto all’evoluzione tecnico-scientifica del settore e all’evoluzione normativa; in particolare ai decreti legislativi 191/2007 e 16/2010 e all’Accordo Stato Regioni del 15 marzo 2012 (che applica alla PMA le normative europee su qualità e sicurezza di cellule umane), e alle sentenze della Corte Costituzionale n.151/2009, e n.162/2014 le quali hanno eliminato, rispettivamente, il numero massimo di tre embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto, e il divieto di fecondazione eterologa.

Numerose le variazioni introdotte rispetto alle linee guida attualmente in vigore. Fra le principali l’accesso alle tecniche di fecondazione eterologa, la raccomandazione di un’attenta valutazione clinica del rapporto rischi-benefici nell’accesso ai trattamenti, con particolare riferimento alle complicanze ostetriche, alle potenziali ricadute neonatologiche e ai potenziali rischi per la salute della donna e del neonato nonchè l’accesso generale a coppie sierodiscordanti, cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da HIV, HBV o HCV (nella versione precedente era previsto solo per l’uomo portatore, in quella attuale si consente anche alla donna portatrice).

In cartella clinica le procedure di PMA dovranno essere descritte con maggior dettaglio di quanto non lo siano state in precedenza, considerato che gli operatori possono avviare percorsi più differenziati di quanto fatto prima delle sentenze. In particolare andranno anche riportate le motivazioni in base alle quali si determina il numero di embrioni strettamente necessario da generare, ed eventualmente quelle relative agli embrioni non trasferiti da crioconservare temporaneamente.

Riguardo la fecondazione eterologa, nelle linee guida vengono fornite le indicazioni  per la coppia che accede ai trattamenti di fecondazione assistita, mentre tutto ciò che riguarda i donatori di gameti sarà contenuto nel testo di un nuovo Regolamento, già approvato dal Consiglio Superiore di Sanità, che sta proseguendo il suo iter per il recepimento delle direttive europee di riferimento.

Consulta le Linee guida contenenti le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita

Vedi anche: Procreazione medicalmente assistita, relazione al Parlamento 2015

Fonte: Ministero della Salute, comunicato stampa n. 132 del 1° luglio 2015

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Cuba primo Paese al mondo senza la trasmissione Hiv madre-figlio

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La certificazione dell’Oms sull’eliminazione della trasmissione materno-infantile del virus hiv e della sifilide. “È uno dei più grandi traguardi di salute pubblica che si possano ottenere”.

La firma in calce è più che autorevole, visto che si tratta dell’ufficio americano dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità): Cuba è la prima nazione al mondo a ricevere la validazione dell’eliminazione della trasmissione materno-infantile dell’Hiv e della sifilide. Una procedura che era iniziata nel 2010. “Eliminare la trasmissione di un virus è uno dei più grandi traguardi di salute pubblica che si possano ottenere”, afferma Margaret Chan, direttore generale dell’Oms. “Questa – ha aggiunto – è una grande vittoria nella nostra lotta contro l’Hiv, e un passo importante verso una generazione Aids-free”.

Ogni anno nel mondo, afferma l’Oms, 1,4 milioni di donne sieropositive hanno un bambino e senza trattamento il rischio di trasmissione del virus Hiv durante gravidanza, travaglio, parto o allattamento è compreso fra il 15% e il 45%, ma scende all’1% con i farmaci. Nel 2013 sono nati 240mila bambini con il virus Hiv, metà rispetto ai 400mila del 2009 ma ancora lontani dai 40mila che erano l’obiettivo per il 2015. “Quasi un milione di donne in gravidanza – scrive l’Oms – sono infettate ogni anno dalla sifilide. Questo può portare a perdita del bambino e serie infezioni neonatali, nonostante l’infezione possa essere eliminata con trattamenti semplici come la penicillina”.

FONTE: Repubblica.it

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Epatite C, tutti guariti con le nuove cure per il genotipo 1b

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Buone notizie per i pazienti con infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) di genotipo 1b e cirrosi epatica. Il cento per cento dei soggetti trattati con Viekurax ed Exviera, senza ribavirina, ha ottenuto la risposta virologica sostenuta a 12 settimane. Significa che il virus viene spazzato via. Questi i risultati della sperimentazione Turquoise-III, annunciati da AbbVie in occasione del congresso annuale International Symposium on Viral Hepatitis and Liver Diseases a Berlino.

Sono circa 160 milioni in tutto il mondo le persone con HCV. Il genotipo 1 è il più comune, osservato nel 60 per cento dei casi a livello mondiale, mentre in Europa prevale il genotipo 1b (47 per cento dei soggetti). Nel tempo, con l’evoluzione della malattia, circa il 10-20 per cento dei pazienti con infezione cronica va incontro a complicanze quali la cirrosi. I risultati della sperimentazione Turquoise dimostrano che i pazienti con HCV di genotipo 1b e cirrosi compensata possono ottenere tassi elevati di risposta dopo 12 settimane di trattamento con un regime privo di interferone e ribavirina, ha detto Jordan J. Feld, direttore della ricerca del Toronto Center for Liver Disease, Canada.

Avete dei dubbi? Un numero verde è in grado di dare risposte qualificate. Che cos’è l’epatite C, come si trasmette e cosa accade se si viene infettati? Sono domande cui il 69% degli italiani (dai 18 anni in su) non saprebbe rispondere in modo corretto o completo. La campagna di informazione Una Malattia con la C promossa da AbbVie, con il patrocinio dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e di EpaC Associazione Onlus, si propone di dare risposta a molti interrogativi per promuovere la conoscenza dell’epatite C e favorire la prevenzione di questa malattia silenziosa, i cui sintomi possono richiedere anche 30 anni per manifestarsi, e le cui conseguenze non vanno sottovalutate.

Fino alla fine del mese di giugno, dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, un pool di medici infettivologi e gastroenterologi, specializzati nella cura delle malattie epatiche, afferenti alle società scientifiche AISF e SIMIT, e alcuni rappresentati di EpaC, risponderanno al Numero Verde gratuito 800 129 030 per ascoltare, informare e consigliare su tutto ciò che riguarda l’epatite C e la sua prevenzione.

FONTE: quotidiano.net

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Droghe: In Italia rischio Aids per chi usa sostanze maggiore del 15% che in Europa

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Droghe: In Italia rischio Aids per chi usa sostanze maggiore del 15% che in Europa

In Italia il 43% delle persone che assumono sostanze per via iniettiva arriva tardi alla diagnosi da Hiv contro il 29% della media europea, a causa dello scarso uso del test. Urgente un piano nazionale per la riduzione del danno e un cambio di approccio alla questione.

“In Italia il 43% delle persone che assumono sostanze per via iniettiva arriva tardi alla diagnosi da Hiv, una percentuale ben maggiore di quella europea che è del 29%”: lo denuncia, in occasione della giornata internazionale sulle droghe, il presidente della Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids (LILA) Massimo Oldrini. “La causa di questa situazione – spiega Oldrini – è da ricercarsi nell’assenza di offerta dei test nel 69,5% dei Sert italiani e nella completa assenza nel nostro paese di una politica di riduzione del danno”. “Questa situazione fa si che molte persone che consumano sostanze scoprono di avere l’Hiv solo quando il loro sistema immunitario è fortemente compromesso”, afferma Oldrini. “Insieme alla diagnosi di Hiv, viene quindi fatta quella di Aids, con gravi ripercussioni sia sulla salute degli individui sia sulla collettività”.

“L’offerta del test Hiv, la disponibilità di siringhe sterili e la terapia sostitutiva per i gruppi vulnerabili – come le persone che usano sostanze per via iniettiva – sono pratiche di riduzione del danno raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Salute e dall’Unaids che l’Italia sta ignorando completamente”, sottolinea il presidente della LILA. “In particolare la situazione è drammatica nelle carceri dove è vietato l’uso di siringhe e condom nonostante diversi studi abbiano affermato che vengono consumate droghe”.

“Valutiamo con favore la nuova apertura del Dipartimento per le Politiche Antidroga alle consultazioni delle organizzazioni della società civile – afferma Oldrini in riferimento al percorso avviato dalla struttura della Presidenza del Consiglio per la preparazione della prossima conferenza nazionale sulle dipendenze cui parteciperà la stessa LILA. A livello internazionale, in vista della prossima Assemblea Onu sulle droghe (Ungass 2016) la LILA auspica un cambio di scenario nell’approccio al tema, che comprenda la revisione delle convenzioni internazionali e la legalizzazione regolamentata delle sostanze, perché la criminalizazzione e l’illegalità nella quale sono costrette milioni di persone che usano droghe sono i miglior alleati dell’Hiv.

in occasione della Giornata internazionale sulle droghe (International Day Against Drug Abuse and Illicit Trafficking), indetta dall’Onu per il 26 giugno di ogni anno. In realtà, quello degli stupefacenti resta un problema serio nella nostra Penisola. In base ai dati diffusi pochi giorni fa dalla Polizia di Stato, nel 2014 sono stati registrati, rispetto all’anno precedente, incrementi nei sequestri di hashish (+211,29%), marijuana (+15,93%), eroina (+5,30%) e droghe sintetiche in dosi (+23,99%). Positiva, invece, la diminuzione di quelli di cocaina (-21,90%), droghe sintetiche in polvere (-56,32%), L.S.D. (-25,21%) e piante di cannabis (-86,41%).

Fonte: lila.it
west-info.eu

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