Nuovo farmaco mostra alto livello di protezione: “Ottimisti, ma bisogna essere cauti”

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Alcuni ricercatori del The Scripps Research Institute hanno elaborato un farmaco che promette di bloccare l’infezione delle cellule del sistema immunitario da parte dell’HIV, il virus alla base dell’AIDS. I ricercatori sostengono che grazie al nuovo metodo, che si “maschera” fingendosi i due recettori a cui si lega l’HIV, si potrebbe elaborare un vaccino, un farmaco che possa impedire l’infezione.

Pubblicata sulla rivista Nature, questa ricerca ha mostrato buoni risultati per cui gli scienziati, guidati dal Prof. Michael Farzan, professore per le malattie infettive presso lo Scripps Research Institute, sono generalmente ottimisti: “E’ efficace al 100%. Non ci sono dubbi che sia l’inibitore di ingresso di più larga portata che ci sia”. Gli fa eco Anthony Fauci, direttore presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, che ha finanziato questo studio: “Questa innovativa ricerca pone le basi per un passo avanti verso due importanti obiettivi: raggiungere una protezione a lungo termine per l’infezione da HIV e porre l’HIV in fase di remissione nelle persone infette”.

Per testare questo farmaco sperimentale, gli scienziati hanno ricreato una proteina unendo insieme gli elementi dei due ricettori che si fondono con l’HIV e da cui si propaga poi l’infezione. Per assicurarsi che la proteina potesse essere realmente efficace, hanno somministrato alle quattro scimmie usate in laboratorio una dose del virus HIV quadruplicata rispetto a quella necessaria per infettare il gruppo di controllo. La proteina creata, chiamata eCD4-Ig, è riuscita a proteggere con successo le scimmie per 40 settimane.

Il nuovo approccio si basa sulla premessa che l’HIV “colpisca” una sola volta. Questa nuova proteina si mimetizza dai ricettori che vengono infettati dal virus; in questo modo, l’HIV infetta le cellule “finte” e l’infezione viene ingabbiata all’interno della proteina impedendo che si propaghi nel resto del sistema immunitario. Una soluzione che, seppur sia ancora sperimentale e quindi lontana dall’effettivo uso pratico, è stata ben accolta anche dai ricercatori non coinvolti nello studio, come Nancy Haigwood, ricercatrice dell’HIV presso l’Oregon Health and Science University: “E’ molto astuto e molto potente” si legge sulle pagine del The Wall Street Journal. E si spinge fino a dire che “sarà molto meglio di qualsiasi vaccino all’orizzonte”.

Ottimista sì, ma aspettiamo prima di lanciare falsi successi: “Diversamente dagli anticorpi, che non riescono a neutralizzare gran parte dei ceppi dell’HIV-1, la nostra proteina è stata efficace contro ogni ceppo testato aumentando le possibilità che possa offrire un’efficace alternativa come vaccino per l’HIV” sostiene Farzan, come riportato dall’Agenzia di Stampa Francese (AFP), che però sottolinea che “ovviamente, abbiamo bisogno di ulteriori studi di sicurezza sia sulle scimmie che sugli esseri umani”. Un conto è vedere le scimmie protette con successo e un altro è quello di confermarne la bontà sugli esseri umani. Invita alla cautela anche il Dott. Shaun Griffin, direttore degli Affari Esterni presso il Terrence Higgins Trust: “Si tratta un nuovo approccio esaltante, ma finché il vaccino non è stato provato sugli esseri umani, non c’è modo di sapere quanto possa essere efficace. Sebbene sia stato dimostrato che il vaccino è efficace sulle scimmie, l’HIV è un virus molto complesso, di cui stiamo ancora iniziando a conoscere le sue sfaccettature”.

La ricerca condotta dal Prof. Farzan si basa su uno studio del Prof. Philip Johson del 2009, che ha suggerito che si debbano sperimentare nuove modalità di cura e prevenzione dell’AIDS. Lo stesso Johnson, alla luce di questi risultati, ha commentato: “Sembra essere una molecole straordinariamente potente. Convalida ancora di più l’idea secondo cui dovremmo valutare metodi alternativi per colpire l’HIV. Per me, i risultati sui primati non-umani sono straordinari”.

FONTE: it.ibtimes.com

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